L’albero in città
Negli ultimi decenni l’arboricoltura urbana si è sviluppata come disciplina tecnico-scientifica attenta alle esigenze di convivenza tra il mondo degli alberi e quello degli uomini. In particolare, la potatura delle piante presenti in aree urbanizzate (città, giardini, viali, ecc.), consiste nell’indirizzare o arginare lo sviluppo delle chiome. L’obiettivo di tali interventi è di adattare le piante ai limiti dati dalle strutture circostanti, piuttosto che dal transito umano, garantendo così un rischio accettabile per oggetti e persone. Nelle piante mature, il lavoro di potatura dovrebbe ricoprire un fattore di straordinarietà. Gli interventi devono essere svolti per ridurre la probabilità di cedimento di branche, rendendo così accettabile il rischio per persone e cose. Una potatura eseguita da personale qualificato, previene la maggior parte dei possibili danni da intemperie, per esempio. Il rischio zero è divino. Teniamo presente che una potatura drastica, come la cimatura o l’esecuzione di grossi tagli su tutta la chioma provoca un indebolimento generale della pianta. L’attenzione posta nei confronti dell’albero, inteso come organismo in grado di aumentare la vivibilità delle città, è sempre maggiore. In questo contesto, cresce una visione dell’albero come essere vivente, simbiotico alla vita umana, e non come semplice elemento di arredo urbano privo di esigenze vitali. Di qui l’importanza di interventi mirati e attenti alle esigenze del singolo albero e di regolamenti comunali che vietano pratiche nocive per la stabilità dell’albero e la sua salute.
L’albero è un essere vivente?
Gli alberi, in quanto esseri viventi hanno dei cicli biologici ben definiti. Questi si ripetono ad ogni stagione vegetativa: le varie fasi di ogni ciclo sono dette “periodi fenologici” e il grande studioso e precursore dell’arboricoltura moderna Alex Shigo li paragona ai momenti più importanti della nostra giornata: (1) alzarsi, (2) vestirsi, (3) mangiare, (4) lavorare e (5) dormire.
Questo per ricordare meglio la successione dei periodi fenologici che scandiscono la vita dell’albero ad ogni stagione vegetativa: (1) risveglio vegetativo, (2) formazione di nuove foglie, (3) produzione di energia attraverso la fotosintesi, (4) formazione di nuova corteccia e legno con immagazzinamento di energia e (5) dormienza.
Shigo individuò due momenti critici per l’albero: il periodo (2), nel quale le foglie hanno appena terminato la loro formazione e l’albero è in deficienza di energia perché ne ha utilizzata molta per produrre le nuove foglie che ancora non sono entrate in piena produzione attraverso la fotosintesi; e la fine del periodo (4), appena prima del riposo vegetativo invernale quando l’albero è in piena preparazione per entrare nel periodo della dormienza. Questi due periodi sono quelli in cui le ferite, come i tagli di potatura, sono particolarmente nocive per l’albero. Questo è il motivo per cui in tali periodi gli alberi non vanno assolutamente potati. In base alla fase fenologica in cui l’albero viene potato si ottiene da quest’ultimo una reazione diversa. Per esempio: se si pota nel periodo di dormienza si stimola l’albero a produrre tanta vegetazione nel ciclo successivo. Questo è il motivo per cui il ceduo e la potatura a testa di salice vengono attuati in questo periodo. Se invece l’albero viene potato nella fase (3) e all’inizio della fase (4) si ha una minor emissione di nuova vegetazione e le ferite in questi periodi sono sopportate meglio dall’albero.