La potatura – Cura della chioma

In che cosa consiste la cura della chioma

La cura della chioma consiste nella rimozione di branche o rami secchi, di quelli che si sovrappongono o incrociano, tanto quanto delle ramificazioni danneggiate o inserite debolmente, rotte o spezzate. Tale cura è finalizzata a mantenere una chioma sana ed equilibrata ed è applicabile ad alberi adulti che non hanno difetti gravi. Come per qualunque intervento su piante di alto fusto questo procedimento è importante che venga realizzato da un arboricoltore esperto che conosca la specie su cui interviene e lo stato di salute dell’esemplare e di conseguenza sappia individuare il momento migliore per questa operazione.

Difetti della chioma

Per difetti della chioma si intendono tutte quelle anomalie nella struttura della chioma che possono minare la stabilità di quest’ultima. Durante le operazioni di cura della chioma vanno individuati e di conseguenza eliminati tutti quei difetti, non troppo gravi, per i quali non serve una modifica di tutta la superficie della chioma. I difetti più ricorrenti sono:

  • Branche o rami secchi: da eliminare correttamente per evitare una loro inaugurata caduta a terra ed eventuali danni che questo può portare;
  • Rami danneggiati: i motivi possono essere disparati, eventi meccanici come tempeste, ferite, carie ecc. Se il ramo è di grandi dimensioni usualmente si procede ad una potatura di riduzione della parte della chioma danneggiata o ad un consolidamento con cavi. Tagli di rami di grosse dimensioni sono da evitare per limitare il rischio di infezioni fungine. Invece, i rami danneggiati di esigue dimensioni possono tranquillamente essere asportati interamente;
  • Rami che sfregano o incrociano: nel punto di contatto tali rami presentano spesso lesioni date dal continuo sfregamento causato dall’azione del vento sulla chioma. Tali lesioni possono essere un probabile punto di rottura nel tempo. La loro rimozione permette la costruzione di una chioma più stabile. Generalmente si mantiene il ramo più forte o quello che cresce nella direzione più corretta;
  • Rami staticamente instabili: rami instabili nel lungo periodo; per esempio i rami sinuosi o i rami che piegano con una curva di 90 gradi verso l’alto (i cosiddetti “travi a rischio”). In questi casi, carichi di neve o l’azione meccanica del vento, possono causare fenditure longitudinali che ne indeboliscono la tenuta. Se di diametro non eccessivo vanno rimossi, altrimenti si procede a una potatura di riduzione di quei rami o consolidamento con cavi;
  • Rami codominanti o con corteccia inclusa: spesso l’angolo chiuso all’inserzione di due rami, soprattutto se dello stesso diametro, determina un punto di debolezza. Di solito, tali difetti si trovano su alberi giovani che, se allevati correttamente, da adulti non dovrebbero presentarne. Se i due rami codominanti sono di dimensione ridotta si sceglie di eliminarne uno, altrimenti solo di accorciarlo. Se reputato necessario si valuta l’installazione di un consolidamento con cavi o barre di metallo;
  • Ricacci: questi si possono osservare nella fase adulta dell’albero e in genere derivano da potature drastiche (capitozzature) o da rotture di rami di discrete dimensioni. Se non hanno alcuna funzione vanno rimossi, in altri casi possono essere funzionali alla ricostruzione di parti della chioma danneggiate. Spesso non è ragionevole togliere tutti i ricacci in una volta sola, perché può spingere la pianta ad emetterne di nuovi;
  • Monconi: di norma è consigliabile rimuoverli per velocizzare la compartimentazione della ferita, ovvero la costruzione di legno nuovo e l’isolamento della parte morta. Ci sono situazioni in cui l’operatore valuta la permanenza di monconi di grosso diametro, soprattutto per evitare l’ingresso di patogeni nel tronco o per favorire la biodiversità; 
  • Vegetazione parassitaria o emi-parassitaria sull’albero: edera, vitalba o vischio vanno rimossi nei casi in cui abbiano un’influenza negativa sullo sviluppo dell’esemplare.