La rizosfera
La porzione di terreno direttamente interessata dalle interazioni tra radici assorbenti dell’albero e terreno è detta Rizosfera (“sfera delle radici”). Tale zona è lo scenario di un’intensa attività biologica determinata dalla sostanza organica prodotta dalla decomposizione di foglie, residui di radici ed essudati che ritornano così disponibili per l’albero (il cosiddetto ciclo della sostanza organica).
Interazioni albero-suolo
In situazioni ottimali, all’interno della rizosfera, alcune specie di alberi creano delle associazioni con altri organismi e microrganismi presenti nel terreno in modo da scambiarsi elementi di cui hanno bisogno in cambio di altri.
Per esempio le radici dell’Ontano e delle leguminose formano particolari associazioni con dei microrganismi (detti attinomiceti nel caso delle prime e Rhizobium delle seconde) che sono in grado di trasformare (“fissare”) l’azoto presente nell’aria in una forma di azoto assimilabile dalle piante.
Altre associazioni che garantiscono mutui benefici sono le micorrize (“funghi delle radici”) che vivono in relazione simbiotica con le radici assorbenti di molti alberi. In questo caso i funghi, a differenza delle piante, non sono organismi in grado di “autoprodursi” energia chimica attraverso la fotosintesi ed usufruiscono quindi di quella dell’organismo a cui si associano. Dall’altra parte i funghi micorrizici aumentano il potenziale di assorbimento delle radici nei confronti di acqua e sali minerali e soprattutto elementi come il fosforo, difficilmente assimilabile da parte dell’albero in terreni con ph particolarmente acido. Le micorrize sono il tipo di simbiosi più presente in natura: si stima che circa il 90% degli alberi che crescono in foreste temperate partecipi a questo tipo di associazioni. Sono comunque diffuse in qualsiasi ecosistema terrestre.
Il contesto urbano
Vista la complessità delle relazioni tra le radici dell’albero, il terreno circostante e tutti gli organismi e microrganismi presenti in esso è facile immaginare quanto possa essere ostile per la radicazione di una pianta un ambiente come quello urbano, dove spesso, oltre alla carenza di suolo ospitale, anche lo spazio aereo è limitato da manufatti e infrastrutture.
Nelle città inoltre il suolo è spesso impoverito dalla compattazione (che riduce la circolazione di aria e acqua, entrambe fondamentali per l’attività fisiologica dell’albero), dagli agenti inquinanti (primi fra tutti smog e sali antigelo), dalla rimozione costante di foglie e rami secchi caduti a terra (che interrompe il ciclo della sostanza organica) e vari altri fattori che rendono il suolo urbano poco ospitale per le piante.
Le risposte dell’Arboricoltura urbana
L’Arboricoltura urbana moderna cerca di porre un argine alle condizioni avverse di vita degli alberi nelle città con pratiche colturali che possano limitare i danni e permettere agli alberi di crescere in condizioni migliori. Tali pratiche sono, per esempio, la messa a dimora della giusta essenza per un determinato luogo, così che, una volta adulta, abbia lo spazio necessario per sviluppare pienamente le sue dimensioni sia nella parte sotto terra che in quella aerea. Un’altra buona pratica è la pacciamatura che consiste nel ricoprire il terreno in corrispondenza con la proiezione della chioma, di uno strato di materiale: fondamentale per favorire lo sviluppo di micorrize, per ridurre l’evaporazione dell’acqua e al contempo la crescita di vegetazione erbacea in competizione con le radici per le risorse del terreno. Su terreni lavorati limita l’azione della pioggia battente e quindi l’erosione, mitiga la temperatura superficiale del terreno, riduce i danni che possono produrre a radici e tronco tosaerba o altre macchine utilizzate per la manutenzione di suoli inerbiti.
Per ridurre il problema del compattamento del suolo (che riduce la fruizione dell’ossigeno presente nel terreno da parte delle radici) si ricorre invece a pavimentazioni rialzate che permettano gli scambi di acqua e gas tra il terreno e l’aria o alla messa a dimora di alberi ad una distanza consona da luoghi di intenso passaggio di macchinari e persone.
Maggiori accortezze vanno dedicate ad alberi monumentali ad uno stadio avanzato di senescenza; questi, rispetto ad alberi in piena vigoria, sono più soggetti ai cambiamenti dell’ambiente circostante e hanno più bisogno di attenzioni.